Ciò nondimeno, laCertosa poté compiere anche nelle contrarietà la sua missione spirituale e materiale, fra la venerazionee la devozione dei buoni, la riconoscenza dei beneficati e l'ammirazione dei benpensanti,vicini e lontani.

Fu promossa l'agricoltura e la pastorizia in luoghi prima deserti,furono creati e incoraggiati nuovi centri abitati, come Vigna, la Fiolera,Pradeboni, SanBartolomeo, che sono ancor oggi i centri di maggior altitudine della valle. Fu costruital'attuale strada carrozzabile da San Bartolomeo alla Certosa, che, con il ponte del PrioreBergia e la carrettabile (ora carrozzabile) al Pian delle Gorre, risolve il problema dellaviabilità dell'alta valle del Pesio. Fu salvaguardato il patrimonio forestale diquest'ultima (oggi "Parco Naturale" della Regione Piemonte) e valorizzati ad untempo gli alti pascoli.

Merita un ricordo speciale, a questoproposito, la grangia di San Michele sopra il vallone di San Bruno, costruita intorno al1180 dallo stesso Padre Ulderico; come pure vanno ricordate le grangie di Rumiana e quelledi San Paolo e San Giuseppe, che richiamano lontani periodi di gloria della Certosa».

La facciata delle due Chiese:inferiore e superiore

In un recentissimo suo lavoro sulla Certosa di Pesio, James Hogg, che pure nelle prime pagine parla con una certa e comprensibile compiacenza degli uomini di Chiusa Pesio, i quali, «privati di ogni possibilità di pascoli montani e di pianura, vanno all'assalto del grande feudo monastico, ricco di protezioni e privilegi...», verso la fine ammette onestamente che «è merito imperituro della Certosa di Valle Pesio il non aver circoscritto la propria opera nel chiuso di una vita claustrale, ma l'aver curato e incrementato l'allevamento del bestiame, introducendo nuove varietà di pecore dalla Francia e Spagna...; disboscò, allo scopo, le cime dei monti e popolò quei luoghi selvaggi di "grangie" o fattorie agricole ed abitazioni dei pastori...; fondò villaggi, impiantò "casere" per la lavorazione dei formaggi, migliorò la cultura del castagno e diffuse quella del noce, oggi quasi del tutto scomparsa.

Le pianure paludose attorno a Beinettesono bonificate, una attività febbrile accompagna la vita dei vari Priori che dovunque alpiano tracciano canali. Cosi è creato dal nulla il canale Vermenagna, nel 1330, e cheattualmente irriga ancora le campagne sulla destra del fiume Gesso. La Certosa incrementòpure, fuori della valle, la coltura della vite, l’allevamento delle api. Sorse allaCorreria una vera scuola di intarsio, e se gran parte di quelle opere, mobilio,confessionali, candelabri, cornici in stile barocco andò poi dispersa, questa scuola fuun fulgido esempio dell'attività della Certosa..., che fu decisamente al servizio dellacultura, tramandando a noi, con le pagine dei suoi cronisti, vita e vicende di morte età;né lassù si trascurarono gli studi scientifici...».

«La Certosa stessa - completa il Giorgis- si popolò di una schiera di lavoratori, artigiani, artisti, che, sotto la direzione deiPadri, avrebbero lasciato in eredità alle odierne generazioni un patrimonio storico edartistico dei più interessanti, se l'incomprensione, l'inconsulta ingordigia, il bassocalcolo e la trascuratezza non avessero provocato continue distruzioni».

Insieme a quest'opera colossale ecomplessa di civiltà, all'interno della Certosa, come anima di ogni attività di bene, sisvolgeva la regolare vita religiosa dei monaci, benefica linfa spirituale (non meno delleopere visibili) per un ampio raggio all'intorno. Ma di questo punto, che è l'essenziale ecome il cuore nella vita della Certosa, si tratterà nella seconda parte: "Vita espiritualità certosina".

«L'Ordine dei Certosini non contò maimolti seguaci, forse anche per il genere di vita austero e per la severa selezionenell'esame di vocazione. Si dice che la Certosa elimini nove su dieci postulanti.

Di norma i monasteri non avevano più di12 monaci col Priore. A questi si aggiungevano i Conversi (Fratelli non Sacerdoti), chevariavano da 10 a 18, ed alcuni servitori. Fra i 133 Priori che si succedettero allaCertosa di Pesio e fra gli stessi monaci e conversi, alcuni lasciarono larga fama di sé,come il fondatore Padre Ulderico, il Beato Ambrogio de Feis da Benevagienna, morto allaCertosa il 30 giugno 1540; il Ven. Emanuele dei Conti Lascaris di Ventimiglia, Priorel'anno 1442 e grande amico di san Bernardino da Siena, definito dalle cronache: "uomodi tanta umiltà, che, immemore delta sua nobiltà e posto Priore di questa casa, simetteva a lavorare coi servi.

Ma è soprattutto il Padre Antonio leCocq, nato ad Avigliana (1390), rimasto celebre nella storia e nella leggenda legata allaCertosa di Pesio. Tutti conoscono, come a lui riferita, la leggenda della "Croce delFrate", ma non tutti sanno di un libro delle profezie da lui scritto, e presentato aCarlo VIII, sceso in Italia nel 1494, perché vi potesse contemplare i suoi destini. Padrele Cocq morì nel 1458, e la fama di santità gli meritò il titolo di beato, peraltrodalla Chiesa non ancora ratificato. Su una delle pareti del ponte coperto si trovava unsuo ritratto, da qualche anno miseramente crollato con le medesime.

La Certosa di Pesio cessò di essere iltranquillo soggiorno dei monaci il 31 ottobre 1802, quando, in seguito all'abolizione daparte del Governo francese degli Ordini religiosi, i Certosini l'abbandonarono per sempre.Vi erano ancora 23 Religiosi e 43 fra inservienti e salariati. Non si conosce il decretonapoleonico che ordina l'evacuazionedella Certosa; è noto invece un decreto in cui si dichiara la Certosamonumento ragguardevole per le sue ricchezze e per i suoi tesori d'arte. Ma il 3 marzo1803 i suoi beni vennero allibrati e venduti all'asta. Bastò nondimeno il breve spaziointercorso fra l'allontanamento dei Religiosi e la sua alienazione, perché il monasterofosse, una volta ancora, manomesso ed abbandonato ad inconsulti atti vandalici: ladistruzione di un magnifico e gigantesco campanile tutto in marmo, i fabbricati adiacential medesimo, l’ala orientale del grande chiostro, ecc.

Chiesa superiore costruita ('500) sull'antica chiesa (1175)

Cosi finiva miseramente una secolare eredità di civiltà e di fede... gli stessi oggetti d'arte che non vennero distrutti, furono dispersi o venduti: al Duomo di Cuneo l'Altare maggiore, a Limone Piemonte il pulpito; a Lurisia gli stalli del coro; a Santa Maria in Peveragno la balaustra di marmo, la vasca del battistero, il lavabo, l'ostensorio d'argento e la bellissima croce in marmo con lo stemma certosino; le campane d'argento al Louvre di Parigi; i libri alla Biblioteca di Cuneo e alcuni ornamenti in marmo andarono pur essi dispersi fra le vane chiese delle valli vicine.

La Certosa acquistata dal Cav. Giuseppe Avena, fusommariamente restaurata dai feroci vandalismi subiti e trasformata, nel 1840, instabilimento idroterapico,che assurse a notevole fama, come attesta il fatto del soggiorno di Camillo Cavour,Massimo D'Azeglio e la Ven. Maria Clotilde di Savoia-Napoleone. Ma col '900 e losvilupparsi dì nuovi centri di attrazione in Italia, lo stabilimento entrò in crisi efini per chiudersi e cosi la Certosa ritornò silenziosa e abbandonata...

Finalmente, nel 1934, giunsero da Torino i padri Missionaridella Consolata,che tosto iniziarono provvidi e urgenti restauri, assicurando in tal modo alla cadenteCertosa, nella lotta contro le asprezze della montagna e i suoi lunghi inverni, lasuperstite gloria del suo passato e una non meno nobile missione per l'avvenire». Terminacosì, il Giorgis, le sue memorie storiche sulla Certosa di Pesio.

I Missionari della Consolata però - va aggiunto - nelloscorcio di quasi mezzo secolo, non si sono limitati al compito, anche se impegnativo elodevole, di «pietosi restauratori o rianimatori di un colosso in rovina» o benemeriticonservatori di un passato ormai fuori moda; ma, restaurata e resa funzionale, hanno datoalla «Certosa di Santa Maria» nuovo impulso di vita, realizzando e continuando arealizzare una serie di attività in ordine alle finalità della loro specifica missione.

In uno sguardo riassuntivo allo scorcio di storia,interessante e non sempre gloriosa e serena, della nostra Certosa, potremmo applicareanche a questo inesorabile susseguirsi dei tempi e delle umane vicende e istituzioni, ilmotto dei Certosini, che adorna il globo sormontato da una Croce: "Stat Crux dumvulvitur Orbis" ("Resta la Croce, mentre il mondo scorre")! E un forterichiamo alla riflessione.