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Il Beato Giuseppe Allamano nacque a Castelnuovo Don Bosco il 21 gennaio 1851. Educato a solide virtù umane e cristiane dalla madre, sorella di S. Giuseppe Cafasso, e da Don Bosco di cui fu alunno per quattro anni, rispose con decisione alla vocazione sacerdotale.

icona Beato Giuseppe Allamano

Ricevuta l'Ordinazione il 20 settembre 1873, per sette anni fu formatore e direttore spirituale nel seminario maggiore della diocesi di Torino. Nel 1880 fu nominato Rettore del Santuario della Consolata, ufficio che ricoprì fino alla morte, per 46 anni. Qui sviluppò un ministero sacerdotale in tutte le direzioni. Restaurò completamente e ampliò il santuario facendone un centro vitale di devozione mariana e di iniziative apostoliche. Riaprì e diresse il Convitto Ecclesiastico per i giovani sacerdoti. Intraprese la causa di canonizzazione del Cafasso. Ridiede vigore alla casa di esercizi spirituali al santuario di Sant'Ignazio presso Lanzo. Fu ricercato per direzione spirituale, confessione e consiglio da persone di ogni ceto sociale; promosse associazioni per la formazione cristiana, sostenne l'impegno dei laici in campo sociale, editoriale e educativo. Nel 1901 fondò l'Istituto dei Missionari e nel 1910 delle Missionarie della Consolata. A essi, pur continuando i suoi numerosi impegni diocesani, dedicò le principali cure, formandoli a quello spirito che egli riteneva di aver ricevuto dal Signore.
Morì il 16 febbraio 1926. Fu beatificato da Giovanni Paolo II, il 7 ottobre 1990.

L'icona è destinata al culto liturgico. In oriente non si celebra senza le icone. Davanti a esse arde sempre un lume. Sono poste nella Chiesa perché siano "benedizione,' per coloro che sostano in preghiera, intercessione per chi implora aiuto, invito alla imitazione per chi ne coglie il messaggio. Una preghiera dice infatti:
"Rendici, Signore, sempre più simili al modello che abbiamo davanti ai nostri occhi".
Nell'icona non si deve cercare la stretta somiglianza fisica con il santo raffigurato. Non è una riproduzione, come fosse una fotografia, perché i santi sono essi stessi una "icona", una parola vivente di Dio. in oriente essi sono chiamati i "somigliantissimi", coloro, cioè, che più assomigliano al Cristo. Sono come una 'finestra" sul mistero di Dio reso visibile nei suoi servi. In essi, dice il Vaticano II:
"Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è lui stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno". Attraverso la loro vita e i loro esempi "impariamo a conoscere una via sicurissima per la quale, possiamo arrivare alla perfetta trasfigurazione nell'immagine di Dio"(LG 50).
L'iconografia è più che arte. E un ministero riconosciuto dalla Chiesa e esercitato nella preghiera, nella meditazione e nel digiuno.
All'icona non si può gettare uno sguardo furtivo o un po' più prolungato per passare ad altro.

Occorre sostare davanti a essa, contemplare e lasciare che il personaggio entri dentro per trasmettere il suo dono di grazia. L'atteggiamento che meglio esprime tutto questo è lo stupore.
L'icona, qui proposta, riguarda il Beato Giuseppe Allamano ed è stata scritta da Silvano Radaelli. La sua lettura è stata redatta da Maria Grazia Radaelli, moglie dell'iconografo.

La figura del Beato Allamano


Dall'icona emerge come elemento fondamentale la figura del Beato Allamano.

volto.jpg (19157 byte)Il volto

Il volto circonfuso dal nimbo (comunemente detto "aureola"), e' posto al centro dell'icona.Ha uno sguardo espressivo e meditativo. Presenta una fronte spaziosa, simbolo della sapienza. La bocca invita al silenzio e alla meditazione. Le orecchie tese sono in ascolto della Parola. Il volto luminoso, da cui traspare la luce divina. Il colore particolare del viso mostra una carnagione trasfigurata, in cui possono riconoscersi tutti i suoi figli missionari, a qualsiasi razza appartengano, e tutti coloro che hanno in lui un fratello maggiore che invita a un cammino di santità.Il Beato Allamano aveva per abitudine il dono del sorriso, ricordato dai contemporanei come un "sorriso bello", "celestiale", "incantevole", che gli veniva dal cuore. I suoi occhi sorridevano più che la bocca. Ed è proprio in essi che si trova i] suo sorriso. Occhi che si illuminano quando conversa con Dio, con la sua Consolata, o parla di loro. Incontra le persone e le guida "con un perenne sorriso".Col suo volto e sorriso rasserenanti, uniti alla sua amabile santità egli ispirava la confidenza. La voleva e l'otteneva

 

 

 

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Il vestito

La veste e la stola, simbolo del sacerdozio, indicano che egli, fondatore di due Istituti missionari, volle restare sempre e solo sacerdote diocesano.Fu padre di generazioni di sacerdoti, canonico della cattedrale, presente ed attivo in tutte le iniziative spirituali, caritative e sociali del la diocesi. Si rimise sempre alla parola e alla decisione dei suoi superiori, in primo luogo del vescovo, per essere sicuro di camminare secondo la volontà di Dio.Egli scopre e sottolinea, valorizzandola, la dimensione missionaria del sacerdozio ministeriale: ogni sacerdote di sua natura è missionario, perché continua il ministero e la missione di Gesù Salvatore La stessa vocazione che porta a predicare il Vangelo nei nostri paesi, spinge anche ad annunciarla ai pagani. Anche coloro che resta no in patria devono sentirsi missionari e lavorare missionariamente.Egli si rifà sempre all'esempio dei santi che desiderarono essere missionari "e se non potevano partire per le missioni, a quelle sospiravano e per esse pregavano, come santa Teresa".

 

 

 

 

 L'aureola

Il nimbo dorato è simbolo dei "somigliantissimi", di coloro che nel la vita tendono alla santità, e diventano in tutto e per tutto simili a Cristo. L' Allamano concepisce la vita spirituale come un cammino verso la santità, alla quale tutti i cristiani sono indistintamente chiamati. Propone come condizione indispensabile per raggiungerla: appoggiarsi a Dio credendo, concretamente, e fidandosi di lui: "Al Signore piace tanto che noi crediamo alla sua bontà! ".Per i suoi figli inventa uno slogan: "Prima santi, poi missionari. Vi voglio santi e, come missionari, santi in modo superlativo ".

Egli crede, oltre al primato della santificazione personale, che le anime si salvano solo se si è uniti a Dio e unicamente l'apostolato esercitato in unione a Dio, santifica.

aureola.jpg (18657 byte)Egli afferma: "Quando tutto si dirige a Dio, tutto diventa orazione "; "Il massimo del divino è cooperare con Dio alla salvezza delle anime"; "Quanto più amiamo il Signore tanto più saremo perfetti, la misura della nostra perfezione sarà l'amore ". Egli ha sempre avuto di mira di cercare la volontà di Dio, la sua gloria a servizio dei fratelli: ecco perché è diventato somigliante a Dio.
Tuttavia, l'intensa vita spirituale da lui vissuta e proposta ai suoi missionari, non è mai fine a se stessa, ma per essere sempre all'altezza richiesta dalla propria vocazione.

 

 

 

 

 Il bastone da pellegrino


Il Beato Allamano tiene in mano il lungo bastone del pellegrino, di colore rosso, perché è per amore che il sacerdote continua il ministero e la missione di Gesù camminando per il mondo.


Nell'antichità il bastone, simbolo di autorità e dignità, quando era rosso veniva riservato ai grandi maestri, a coloro che insegnavano.

Il rosso in iconografia evoca il sangue, il fuoco; in genere è simbolo dell'amore più forte della morte, dell'amore pieno fino al sacrificio di sé; è simbolo anche dell'umanità Per questo il "chiton" (manto) di Cristo è rosso.

bastone.jpg (22995 byte)Per l'Allamano l'attività missionaria oltre che esercizio dell'amore di Dio, è esercizio dell'amore del prossimo, che giunge fino a spendere tutte le forze e la vita stessa a favore dell'uomo.


Il missionario, come il messaggio di Cristo, si rivolge a tutto l'uomo e prende a cuore anche l'elevazione culturale e materiale delle genti a cui porta il lieto annunzio.


L'Allamano si entusiasmava pensando alla continuità esistente tra il ministero e la missione di Gesù e quella del sacerdote, e ai suoimissionari illustra le parole di Gesù: ""Come il Padre ha mandato me, così io mando voi". L’ identica missione che Gesù ricevette dal Padre e da Lui trasmessa a voi.


E con la missione la stessa divina potestà".Definisce il missionario come colui che ama e che si dona. Lo vuole come Gesù, che il Padre prima ha "santificato" e poi ha "mandato" nel mondo.

La Bibbia

Il libro è simbolo della Parola. Esso pure è di colore rosso ed esprime l'incandescenza della Parola di Dio, che è attiva in chi l'accoglie con cuore sincero; il libro inoltre è arricchito d'oro simbolo della trascendenza divina.


La parola di Dio è stata il nutrimento quotidiano della sua meditazione e della sua preghiera, oggetto del suo studio, base delle istruzioni missionarie.

Diceva:
"Leggiamo la S. Scrittura.
Su questo insisto e non insisterò mai abbastanza. La parola di Dio è immacolata, renderò pura e casta la mente ed il cuore ".
La S. Scrittura fortifico la nostra speranza, ci consola nelle traversie della vita.

Oltre alla Bibbia s'ispirava continuamente alla Imitazione di Cristo, alla vita dei santi e dei Padri della Chiesa.

Parlando dei santi come fonte per la vita spirituale diceva: "Noi abbiamo le fonti: i Santi non hanno solo l'approvazione della Chiesa ma l'unzione della santità.Quanta materia nei libri dei Santi Padri".


Esorta pure a "ruminare" la parola, lentamente, particolarmente le frasi della Imitazione di Cristo, che invita a leggere a piccoli brani da meditare lungo il giorno.

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La Consolata

A destra del Beato, in un medaglione dorato è raffigurata la CONSOLATA di Torino, appartenente alla tipologia dell"'Odighitria", che significa: Colei che mostra la via, verità e vita": Cristo. E rappresentata a mezzo busto, in posizione frontale.consolata.jpg (28648 byte)Il bambino, quasi seduto in trono, sul braccio sinistro di Maria, con la mano destra benedice e con la sinistra prende teneramente la ma-no della madre. Gli abiti della Madonna sono molto semplici e sul manto che copre il capo e ricade sulle spalle sono visibili solo due delle classiche stelle simbolo della sua regalità e perfetta verginità. Il bambino presenta i tratti marcati dell'adulto, il suo sguardo pensieroso. Ha il collo rigonfio, colmo di Spirito Santo che soffia dalle labbra socchiuse.Gli abiti del bambino sono tratteggiati in oro, evidenziando così la sua regalità e l'origine divina.


Il Beato Allamano nella Consolata trova consolazione e forza per andare avanti e incoraggia i missionari a fidarsi di lei.

"Egli è un santo che consola e porta la Consolata in saccoccia ", diceva un santo sacerdote suo contemporaneo.
Tutta la vita dell'Allamano è pervasa da Maria, la Consolata, intrisa della sua presenza. E la sua 'carissima Madre", colei che "dovrebbe essere tutto per un cristiano ". I due Istituti missionari da lui fondati sono un frutto dei suoi rapporti con la Consolata.


Quando qualcuno lo chiama col titolo di fondatore, a lui suona male e reagisce: "Mi dicono fondatore, è uno sproposito. Fondatrice è la Madonna... io sono il "fonditore", fondatrice è la Consolata. Io sono il fonditore perché faccio fondere le offerte dei bene fattori ".


Nel Cristo egli ha riposto tutta la sua fede e la sua speranza, ha accolto l'invito di Maria che gli indica il Figlio. Egli lo trova soprattutto nell'eucaristia, di cui è fortemente innamorato. Per il Beato Allamano non celebrare messa è una pena grandissima, un giorno senza la messa è perduto. Egli inizia ogni giornata con il desiderio gioioso di incontrarsi di nuovo con Dio nella celebrazione della messa. Trasfuse la sua fede profonda nell'Eucaristia ai suoi Istituti. Egli vuole che i suoi missionari e le sue missionarie siano totalmente legati a Gesù Sacramentato da non poter stare più lontani da Lui. Vuole che siano devoti a Gesù Sacramentato perché "avuto questo, avete tutto ".

mano.jpg (17450 byte)La mano

La mano benedicente di Dio Padre fuoresce dalla sfera celeste, in alto, e dona benedizione e approvazione all'opera dell'Allamano.

L'icona è illuminata dallo sfondo d'oro, simbolo della trascendenza e della luce divina, che rispetta e non disturba lo sguardo di chi la contempla. 

 

 

La chiesa

Il fondo dell'icona è racchiuso in un'elisse che indica il paradiso terrestre, rappresentato da una cattedrale candida con le cupole verdi, a bulbo risplendenti e da una vegetazione paradisiaca che awiluppa il tempio: piante verdi mosse dal soffio eterno dello Spirito Santo.chiesa.jpg (24020 byte)


L'edificio è anche simbolo della basilica della Consolata di Torino, centro di vita pastorale e spirituale, trasfigurata come Chiesa celeste a cui tutti siamo chiamati.


Il colore verde sottolinea la presenza vivificante dello Spirito Santo che sempre ha animato la vita, l'opera e la fede del beato Allamano. Nell'iconografia richiama pure l'acqua che dà vita, fertilità, giovinezza ed esprime anche l'amore che dà la vita.