Evangelizzazione e promozione umana: sono nati per annunciare la salvezza di Gesù Cristo stando al fianco di chi fa più fatica, ovunque nel mondo. I Missionari della Consolata appartengono a una Congregazione religiosa fondata il 29 gennaio 1901 dal sacerdote piemontese don Giuseppe Allamano, “figlio” di quella santità sociale che caratterizzò Torino a cavallo tra l’800 e il 900. Come, prima di lui, fecero Giuseppe Benedetto Cottolengo, Giuseppe Cafasso (suo zio), Giovanni Bosco (per un periodo, suo padre spirituale), Francesco Faà di Bruno e Leonardo Murialdo, Giuseppe Allamano visse la fede come una duplice fedeltà: a Dio e alla storia che Dio gli diede da abitare.
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Nato il 21 gennaio 1851 a Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo don Bosco), Giuseppe Allamano fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1873 dall’arcivescovo di Torino, Lorenzo Gastaldi. E proprio a lui, nel 1880, monsignor Gastaldi affidò la guida del Santuario della Consolata, la più antica e amata chiesa mariana del capoluogo piemontese. Nessuno voleva accettare l’incarico a causa di una situazione molto difficile: la costruzione era in rovina e il Convitto per la preparazione dei giovani sacerdoti era chiuso a motivo delle tante polemiche sull’insegnamento della morale. Allamano accettò per obbedienza. E lì rimase per il resto della sua esistenza: 46 anni.
Fin da ragazzo, Giuseppe Allamano guardò alle missioni con passione e interesse. Comprese, con sempre maggior chiarezza, che ogni sacerdote è missionario e che la missione è la massima realizzazione della stessa vocazione sacerdotale. Con l’approvazione dell’arcivescovo dell’epoca, monsignor Agostino Richelmy, il 29 gennaio 1901 fondò l’Istituto dei Missionari della Consolata.
Nel 1902 partì il primo gruppetto di “pionieri” per il Kenya, presto seguito da molti altri. Il 29 gennaio 1910 Giuseppe Allamano fondò un secondo Istituto, quello delle Suore Missionarie della Consolata.
Pur continuando incessantemente il suo ministero di rettore del Santuario della Consolata, l’Allamano seguì da vicino il cammino delle due Congregazioni: ne accoglieva personalmente i candidati e s’incontrava settimanalmente con loro; sollecitava aiuti, trasformò il bollettino del Santuario in un organo di collegamento vivo e diretto con le missioni. Mantenne una fitta corrispondenza con i missionari e le missionarie già in Africa e, da loro, sollecitò lettere, relazioni, diari, tutto e sempre per poter meglio annunciare il Vangelo.
https://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/giuseppe-allamano.html
Giuseppe Allamano morì presso il Santuario della Consolata il 16 febbraio 1926. Fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990. Il 20 ottobre 2024 papa Francesco lo proclamerà santo.
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2024-07/papa-francesco-concistoro-canonizzazioni-consolata-acutis-20-10.html
Don Giuseppe Allamano si adoperò con tutti i mezzi perché il Santuario diventasse nuovamente un centro spirituale per la città, ponendo mano a moltissime iniziative: Messe, comunioni, confessioni, novene, sabati mariani, pellegrinaggi, liturgie curate, restauri e ampliamenti innovativi.
Non una fede né un impegno pastorale disincarnati, i suoi. Anzi. Allamano, infatti, si interessò anche ai problemi sociali degli operai; fu un pioniere della stampa cattolica; migliorò e incrementò l’Opera degli esercizi spirituali per il clero e per i laici presso il Santuario di Sant’Ignazio, nella Valli di Lanzo, non lontano da Torino. Si scelse come collaboratore il teologo Giacomo Camisassa, che gli rimase accanto per tutta la vita.
Attualmente i missionari (padri e fratelli) sono quasi 1000 e le suore missionarie quasi 600. Insieme, sono presenti in 33 Paesi: in Europa (Italia, Spagna, Inghilterra, Polonia e Portogallo), in Africa (Angola, Costa D’Avorio, Gibuti, Guinea Bissau, Liberia, Madagascar, Mozambico, Kenya, Repubblica del Congo, Sud Africa, Tanzania e Uganda), in America (Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Messico, Perù e Venezuela) e in Asia (Kazakistan, Corea del Sud, Mongolia, Kirghizistan e Taiwan)